Finalmente è stato lanciato lo store dei GPTs su ChatGPT, un altro tassello che aggiunge valore all’abbonamento a OpenAI. Questo evento segna un momento di rilievo nel panorama dell’intelligenza artificiale. Avere a disposizione una varietà di GPTs specializzati per diverse esigenze apre scenari davvero intriganti. Dal mio punto di vista, l’impiego di questi strumenti potrebbe portare a una trasformazione significativa nel modo in cui generiamo idee, sviluppiamo progetti e affrontiamo problemi complessi. Insomma, una vera “manna” per chi vuole risparmiare tempo su argomenti mirati.
Un altro grande vantaggio che questo store offre è la possibilità di creare il proprio GPT personalizzato e condividerlo con altri, ad esempio con i colleghi di lavoro che affrontano le stesse problematiche. In soli due mesi dalla nascita dei GPTs, Pare ne siano stati creati oltre tre milioni, quindi è molto probabile che ce ne sia uno perfetto per le vostre esigenze.
Mentre esploro le potenzialità di questa novità, rifletto anche sulle sue implicazioni a livello globale. Una notizia che ha catturato la mia attenzione è un test, attualmente limitato agli Stati Uniti, che prevede di remunerare i creatori dei GPTs in base all’utilizzo dei loro modelli. Questo rappresenta un passo interessante verso un nuovo modello di business nell’ambito dell’IA. L’unico neo è che, almeno inizialmente, questo sistema potrebbe favorire solo gli sviluppatori statunitensi a scapito degli altri.
L’introduzione della monetizzazione, però, potrebbe aprire nuove opportunità, anche lavorative, nel settore dell’IA.
Mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista: come pensate che questi sviluppi influenzeranno il settore dell’IA e il vostro ambiente di lavoro? Considerate il modello di monetizzazione proposto come un passo verso un nuovo futuro lavorativo o come una problematica da affrontare?